Intervista a Chef Rubio

CHEF RUBIO

10 maggio 2017

E’ lo chef più desiderato d’Italia. La cucina il suo mestiere, Unti e Bisunti la chiave del suo successo. O lo si ama o lo si odia. Intervista esclusiva a chef Rubio.

Con un linguaggio unico e uno stile personale inconfondibile, Rubio in poco tempo si è affermato in TV come l’antichef rude e tatuato che conquista tutti per competenza e originalità. La storia del suo successo ha ispirato il film ‘Unto e Bisunto, la vera storia di Chef Rubio’ andato in onda il 20 dicembre 2016 su DMAX. Poco più che trentenne, nato a Frascati, con un passato da rugbista professionista e un diploma all’ALMA nel 2010, Rubio è oggi un cuoco non–convenzionale, indipendente, non ha un suo ristorante ma è sempre in viaggio alla scoperta di saperi e sapori. E’ una personalità eclettica, che si muove con disinvoltura tra mercati rionali e venditori di street food ma è a suo agio anche nelle cucine stellate. Curioso, estroverso, con il suo approccio unico si é fatto notare nel panorama della comunicazione gastronomica grazie a programmi e a iniziative che celebrano la tradizione e gli incontri come momenti di scoperta e conoscenza del territorio e dei valori dei suoi abitanti. Da sempre impegnato su più fronti nel promuovere la ‘buona cucina’ come paradigma di convivialità, benessere, integrazione, nutrimento culturale e recupero sociale specie per le realtà più in difficoltà come carceri, disabilità, CiboCura, disturbi alimentari e sprechi alimentari.

Credit: Tamara Casula

Hai partecipato quest’anno alla manifestazione Origami Italiani al Fuorisalone di Milano, iniziativa che unisce food e design e che consiste nel realizzare un packaging per della pasta fatta a mano.

Avevo questa idea da 7 anni e non sapevo come farla respirare e allora ho chiesto aiuto al designer Filippo Protasoni e a Circus, società di sviluppo di progetti di comunicazione integrata. Si tratta di un nuovo sistema integrato di prodotto, packaging e comunicazione per la produzione, vendita e consumo di pasta fresca. Origami Italiani parte dall’antica tradizione del fatto a mano per creare una nuova visione economica e culturale che coinvolge i produttori tanto quanto i consumatori: una risma di fogli di carta diventano, con un gesto semplice, una confezione elegante e contemporanea progettata per la vendita, il trasporto e il consumo di pasta fresca. Potrebbe sembrare la realizzazione di un banalissimo packaging in realtà abbiamo fatto vedere tutto ciò che succede in un pastificio invitando tutti a mettere le mani in pasta con una serie di laboratori pratici in cui realizzare da soli la propria confezione di Origami Italiani.

Stai prestando il volto alla campagna benefica del 5×1000 ad Amnesty International, come mai questa scelta?

Metto a disposizione la mia visibilità per una causa in cui credo profondamente e per cui mi batto da sempre: ovvero diffondere la cultura dei diritti umani e delle libertà civili e difendere ogni violazione di queste. Senza andare troppo lontano anche nel nostro Paese ci sono ancora nodi da sciogliere, uno tra questi è l’approvazione di una legge che introduca il reato di tortura e di trattamenti degradanti, facendo seguito alla sentenza di condanna della Corte europea dei diritti umani all’Italia sul caso dell’irruzione alla scuola Diaz. Come me tutti possiamo fare qualcosa in questa direzione, ad esempio donare il 5×1000 ad organizzazioni che portano avanti queste battaglie come Amnesty International appunto.

Dopo Unti e Bisunti sei considerato il re dello street food e da poco ti sei cimentato anche in un nuovo programma, sempre sul canale 52 del gruppo Discovery Italia, partito il 1° maggio scorso.

Sì, si tratta di “E’ uno sporco lavoro”, 6 puntate in cui ho viaggiato per l’Italia e mi sono messo nei panni delle persone che fanno lavori faticosi, difficili e pericolosi. Si tratta di professioni che pochi sono disposti a svolgere e che invece sono fondamentali per la vita della collettività. Solo per citarne alcuni, sono stato in Sardegna tra gli scaricatori del porto di Cagliari; a Milano a raccogliere spazzatura con i netturbini o a pulire i vetri dei grattacieli; a Napoli assieme agli operatori delle disinfestazioni e derattizzazioni. Mi sono rimboccato le maniche e cimentato in mestieri che non conoscono vacanza, imparando da coloro che esercitano il proprio lavoro con dignità e fatica, un mondo che non riusciamo neanche a immaginare. E’ stata un’occasione anche per soffermarsi su un tema importante come la sicurezza sul lavoro e la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.